Mamma mia che argomento abbiamo scelto questa settimana….Bella domanda, starai pensando, e chi lo sa?

Se fossi stato un vero Influencer avrei usato un altro titolo, tipo “Scopri se sei felice in 4 mosse”, oppure “Diventa felice seguendo queste due semplici regole”. Ma come si fa a seguire una “ricetta” per la felicità senza sapere nemmeno di cosa si sta parlando?

Parlare di felicità non è facile, soprattutto perchè è un termine che per differenza ti fa subito venire in mente tutte le cose per cui non sei felice. Un po’ come magrezza o ricchezza. Partiamo subito da un presupposto: tutti siamo alla ricerca della felicità. Anche un masochista, se ci pensi, la cerca in continuazione nel dolore e nella sofferenza. E guarda che di masochisti il mondo è pieno, basta guardarsi intorno.

Le persone si rivolgono a me con una speranza: acquistare un po’ di gioia. In effetti mi sento una sorta di pusher: spaccio emozioni positive, o almeno ci provo. Quando penso a questo tema, mi viene in mente un episodio risalente a circa un anno fa. Stanza umida e un po’ buia, unico posto della piccola fabbrica in cui poter rimanere tranquilli. Fuori dalla porta il chiasso di frese e torni a controllo numerico. Gigi, il proprietario, mi sta affumicando con l’ennesima sigaretta. I nostri incontri proseguono da due mesi, periodo nel quale abbiamo lavorato sulle sue difficoltà a gestire gli operai. L’ambiente difficile e i problemi economici degli ultimi anni hanno trasformato Gigi in un leader passivo-aggressivo: lascia passare una marea di cose, poi ogni tanto scoppia e si mette a lanciare martelli e cacciaviti. E’ una sorta di orso, brutto sporco e peloso, il classico prototipo del metalmeccanico triumplino. Ma, al di là dell’aspetto, è una persona buonissima e gentile. Dopo un attimo di silenzio Gigi dice:

“Posso farti una domanda? Ma io potrò mai essere davvero felice?”.

Me lo chiede abbassando lo sguardo, per nascondere l’occhio lucido, con una sorta di ostinato pudore che, secondo me, racchiude l’essenza dei suoi problemi emotivi. Una domanda inaspettata, improvvisa, che mi lascia senza parole. Non so proprio cosa rispondere. Ma io sarò mai davvero felice?

Filosofi e felicità.

Lo so che ti spaventa un sacco il termine “filosofia”. E questo per due motivi:

a) non l’hai mai studiata, quindi ti immagini libri incomprensibili zeppi di frasi contorte, di pensieri complessi, digeribili solo da menti illuminate.

b) l’hai studiata, e sai che i filosofi scrivono libri incomprensibili zeppi di frasi contorte, di pensieri complessi, digeribili solo da menti illuminate.

Come succede in moltissimi casi, se una materia ti viene insegnata male finirai per odiarla. Molti ventenni escono devastati dalle superiori, come fuggissero da un carcere. In Italia, in un certo senso, cerebralmente parlando, la scuola finisce spesso per diventare una prigione dalla quale evadere il prima possibile. E così ti ritrovi ad odiare la matematica, la scienza, la storia, la fisica, la musica (sigh…) e la filosofia, evitando qualsiasi occasione di lettura o di approfondimento.

E’ terribile.

La filosofia non è solo uno strumento di tortura per masochisti. Moltissimi filosofi si sono occupati del vivere quotidiano, dei problemi che…si, non lo diresti mai, possono essere di competenza metafisica e speculativa. Se, anzichè 24, avessi 34 ore a disposizione ogni giorno, 5 le dedicherei a leggere testi filosofici cercando risposte ai mille quesiti quotidiani che ognuno di noi deve risolvere.

Torniamo alla felicità: in Italia abbiamo due grandissimi filosofi in grado di spiegare meravigliosamente come gli antichi, soprattutto Platone, affrontavano il tema della gioia e del piacere. Si chiamano Salvatore Natoli e Maurizio Migliori. Su youtube trovi decine di loro video, che puoi gustarti mentre vai al lavoro. Di Natoli ti ho già parlato in questo post a proposito della perseveranza. Secondo Natoli la felicità esiste, quindi appartiene a questo mondo: quando accade che l’uomo la sperimenti, poi se ne ricorda bene. Maurizio Migliori, a proposito della definizione di Natoli, si domanda: ma la felicità accade? Se fosse così, impegnarsi nella ricerca del piacere e della felicità non avrebbe senso, in quanto essa accadrebbe imprevedibilmente.

A proposito: ma il piacere e la felicità sono la stessa cosa?

Secondo Platone no: il piacere può far parte della felicità, ma non la sostituisce. Il filosofo greco insiste su questo passaggio:

“Il piacere non può e non deve sostituire la felicità, perchè il piacere non basta mai”.

Platone fa l’esempio dell’otre bucato: passi la vita a riempirlo, ma inutilmente. Il punto è che l’uomo insiste, e cerca di colmare continuamente l’otre, creando quella cosa che tutti conosciamo: il vizio. Ognuno di noi ha il proprio otre bucato: in famiglia, nel lavoro, in amore. Siamo sempre impegnati a raggiungere qualche obiettivo sperando che questo possa portarci il Piacere con la P maiuscola. Ma, come abbiamo visto, tutto ciò crea il vizio. E il vizio, sottolinea Migliori, è schiavitù, quindi infelicità.

Interessante questo passaggio: precondizione per la felicità è la libertà. La banalità e la forza di questo enunciato a me mette i brividi. Un amico curato un giorno, vedendomi preoccupato per alcune questioni lavorative, mi riportò una celebre frase pronunciata da Don Bosco:

“Poveri ma Liberi”.

So che te la stai ripetendo mentalmente: poveri ma liberi.

La prima domanda che devi farti, quindi, per capire se oggi sei felice è: “Quanto sono libero?”.

Felicità e libertà.

Sei riuscito a darti una risposta? Probabilmente no, ma non perchè non la conosci, quanto piuttosto per via del fatto che sarebbe una risposta…diciamo un poco antipatica. Se ti guardi dentro, sai di non essere del tutto libero. Per essere felice devi esserlo.

Ma libero di fare cosa? Libero di vivere, di lavorare, di costruire progetti, di fissare obiettivi e, perchè no, libero di raggiungerli tutti. E’ davvero bello essere liberi, è sinonimo di vita, e quindi di felicità. François-Marie Arouet, meglio conosciuto come Voltaire, ci ha lasciato una definizione decisamente deliziosa e piuttosto pragmatica di libertà (Brutus, atto II, scena I, 1730):

L’homme est libre au moment qu’il veut l’être.

Traduzione: sei libero nel momento in cui decidi di esserlo.

Conseguenza: sei felice nel momento in cui decidi di essere libero.

Felicità e obiettivi.

Ricordi la metafora dell’otre bucato suggerita da Platone? In Psicologia la chiamiamo anche “trappola degli standard elevati”, ad indicare una serie di schemi mentali disfunzionali che portano l’individuo a rincorrere mete irraggiungibili, alla base di sensi di colpa e autosvalutazioni poco piacevoli. La trappola è questa: ti poni obiettivi eccessivi, troppo elevati, che ovviamente non raggiungi. Questo meccanismo alimenta il tuo senso di inadeguatezza, perchè continui a ritenerti una persona incapace. Per superare questa brutta sensazione decidi di programmare altri obiettivi irraggiungibili, e così via. Passano gli anni, ma l’otre non si riempie mai. Continui a sentirti ingabbiato nel tentativo di raggiungere i tuoi standard elevati. Non ti senti libero. E quindi non sei felice. Per questo devi imparare a gestire meglio gli obiettivi, pianificandoli in modo da renderli raggiungibili. Se possibile dovresti seguire il principio suggerito da Platone: la giusta misura. E direi che su questo punto non serve aggiungere altro.

Sei felice se ti muovi.

Tranquillo, non sto per propinarti il solito pistolotto sulla necessità di fare attività fisica (anche se, ribadisco, lo sport migliora il tono dell’umore e la qualità della vita, uomo avvisato…). Questa volta mi riferisco ad un altro tipo di movimento: credo che la felicità non sia il risultato determinato dal raggiungimento di un obiettivo, quanto piuttosto il processo in sé. Sei felice se hai una meta da perseguire, e muovi energia, pensieri e comportamenti in quella direzione. Chi corre sa di cosa parlo: se hai un traguardo da raggiungere, come ad esempio una gara sulla lunga distanza, sei felice e ti alleni con maggior entusiasmo. La felicità del runner è come una droga: ne hai bisogno, non puoi farne a meno, e sei disposto anche a correre due ore sotto la pioggia a dicembre pur di averne una dose. Quindi, per poter essere felice devi avere un obiettivo e ragionare come un runner: appena inizi a muoverti per cercare di raggiungerlo qualcosa scatta, si accende una spia dentro il tuo cervello. Se ti fermi la spia si spegne. Se riparti si riaccende. La spia accesa rappresenta la vera essenza della felicità. Forza, inizia ad accendere la tua spia.

Il tossico

Sono le 7 del mattino, stai andando al lavoro, chiuso nella tua macchina, mentre ascolti le notizie e fumi la prima sigaretta. Quando controlli lo specchietto retrovisore non puoi fare a meno di verificare lo stato delle tue occhiaie. Fuori c’è un freddo cane, il cielo è plumbeo e talmente basso che sembra sfiorare la terra. Alzi il riscaldamento, e abbassi un pelo il finestrino per far uscire il fumo. “Che giornata di merda”, pensi.

Si spengono i lampioni alle prime luci del giorno. Improvvisamente i tuoi fari illuminano una cosa gialla in lontananza, lì più avanti, sulla destra. Ma cosa sarà? La cosa gialla si muove, sembra saltellare.

Sarà un motorino? No.

Una bici? No.

Oddio, non ci puoi credere: c’è un pazzo che sta correndo, al freddo, alle 7 del mattino. E’ vestito come un netturbino, tutto giallo fluorescente.

Che sfigato, pensi mentre ti avvicini.

“Voglio proprio vedere la sua faccia”, pensi.

Sorride.

La spia è accesa.