Nella mia esperienza, sia in ambito clinico che aziendale, ho potuto verificare spesso la maggiore difficoltà dei clienti con formazione scientifica, tipo Ingegneria, Matematica, ecc., nell’affrontare le trappole emotive che la vita ci propone.

Si perdono nella logica.

Cercano di affrontare la vita nel modo più razionale possibile, e ci rimangono male quando le cose non vanno per il verso giusto.

E’ stato insegnato loro che il “metodo” funziona, basta saperlo applicare.

Lo so perché prima di iscrivermi a Psicologia mi sono diplomato perito tecnico, in una scuola di maschi iper-pratici e per nulla umanisti. La parola d’ordine era autocad. E ho già detto tutto.

Ai periti non serve la filosofia, quanto piuttosto elaborare piani di lavoro e disegni meccanici. Già al secondo anno ho capito che quella non sarebbe stata la mia strada, e mi sono messo a studiare Platone nel tempo libero (quando non lavoravo o correvo dietro alle ragazze, of course).

Perdersi nella logica non è appannaggio esclusivo degli ingegneri. Certo, loro hanno una marcia in più, ma ci sono altre categorie insospettabili che annaspano nella ricerca razionale della soluzione.

Tra questi, al primo posto, gli Psicologi.

E anche qui parlo per esperienza diretta.

Tutti i miei specializzandi (ovvero psicologi che stanno per diventare psicoterapeuti e di cui io sono supervisore) cascano sempre nello stesso punto: vogliono un metodo, uno schema da applicare con i pazienti, diviso per diagnosi e categoria nosografica. Il paziente soffre di attacchi di panico? Serve uno schema. Soffre di depressione? Altro schema. Gli studenti mi chiedono sempre la stessa cosa.

Ma se lavori con le persone, come fanno di solito gli Psicologi sia in ambito clinico che aziendale, lo schema non esiste. Non significa che per essere un bravo terapeuta devi navigare a vista. Ma un bravo skipper sa fare anche questo quando serve (o nel caso in cui la strumentazione sia fuori uso).

Incredibile, starai pensando, gli psicologi lavorano con le persone e non sanno che le persone sono tutte diverse?

Domanda sbagliata.

Non dimenticarti che anche gli psicologi sono persone. E in quanto tali sono golosi di schemi.

Tutti abbiamo bisogno di schematizzare la nostra vita, soprattutto quella lavorativa. E’ un tratto tipico dell’essere umano, che preferisce il contesto prevedibile, schematico, razionale.

Che tu sia un ingegnere o uno psicologo la sostanza non cambia: sei un essere umano e sei ghiotto di schemi.

Ma sai benissimo che, da un punto di vista alimentare, meglio mangiare di tutto un po’, giusto?

Ecco, immagina di avere una dieta schematica, di quelle dove ogni lunedì mangi petto di pollo e insalata (senza vino, ovviamente). Ogni giorno hai sempre quel piatto: quindi tutti i martedì nasello, il mercoledì hamburger di soia, ecc. Quante settimane resisti senza modificare almeno un pasto?

Dopo 21 giorni sfolli, e mandi a quel paese dieta e prova costume.

Eppure sei stato tu a chiedere a gran voce alla dietista “lo schema”. Ci vuole metodo per perdere peso, ti sarai detto, vero?

Ma ti sei accorto subito di quanto lo schema, ad un certo punto, diventi riduttivo (e noioso, soprattutto).

La dieta ha successo quando segui uno schema generale, che preveda comunque degli strappi alle regole.

Perché è la vita che te li chiede, gli strappi alle regole.

Se riesci a far combaciare dieta e vita, strappi compresi, perderai peso senza troppa fatica.

Altrimenti preparati a fallire.

Sostituisci “dieta” con lavoro, e il gioco è fatto.

Buon appetito.