Ti è mai capitato di sposare un amico? No, non di convolare a nozze con lui/lei, intendo: hai mai avuto la possibilità di cerimoniare un matrimonio?

Forse non lo sai, ma puoi farlo anche senza essere un prete, e neppure un Sindaco. Ovviamente mi riferisco al matrimonio civile. Ebbene, con apposita delega anche tu puoi sposare due innamorati al posto dell’Ufficiale Comunale. Io ho avuto questa fortuna la scorsa settimana: una coppia di amici mi ha chiesto insistentemente di officiare alla loro cerimonia. Il pavone che è in me non ha resistito, la coda si è schiusa, ed ho accettato in due secondi. Trattasi di matrimonio all’americana, dentro il meraviglioso parco attiguo al ristorante in Franciacorta dove, la sera, ho dato il colpo di grazia al mio giro vita. Una cornice elegante e mozzafiato, alla Beautiful per intenderci. C’era davvero tutto quello che immagini: il tavolino in mezzo al prato, con sopra un arco di fiori, la cantante col chitarrista in acustico, le tre damigelle con abito panna, le dieci coppie di sedie in tessuto (panna), il sole, gli uccellini ecc.

Se capitasse a te di cosa parleresti nel discorso iniziale? Io, come mio solito, ho iniziato con una provocazione: “scommetto che tra di voi c’è qualcuno che ha pensato che questo è una specie di matrimonio finto”, in riferimento alle (infelici) battute che qualche anziana parente ha rivolto alla sposa. Regola base nel Public Speaking: se vuoi catturare l’attenzione del pubblico inizia con una provocazione, oppure falli ridere. Chiaramente alla provocazione deve seguire un contenuto degno della tua presenza se non vuoi che il pubblico ti lapidi con le Bic (ti racconterò in un prossimo post l’episodio della lapidazione). A questo punto ho aperto il discorso: “Per poter dire se questo sia o meno un matrimonio finto, bisogna saper definire il matrimonio”. E poichè a me questo termine fa pensare solo ad una cosa, ho proseguito di conseguenza: “Il matrimonio è l’essenza della perseveranza“.

Ti consiglio di leggere il meraviglioso libricino dal titolo Perseveranza di un altrettanto meraviglioso filosofo italiano: Salvatore Natoli. A dire il vero ti consiglio anche di vedere una sua conferenza dal vivo, un’esperienza indimenticabile: se nel periodo estivo passi dalle mie parti, non perderti la rassegna intitolata Filosofi Lungo l’Oglio, un festival che prevede decine di serate aperte al pubblico dentro alcune tra le più belle piazze nei pressi del fiume lombardo. La perseveranza, dice Natoli, è la virtù che non cede alle difficoltà e regge nel tempo. I nostri nonni ne conoscevano esattamente i confini: perseverare era l’unico atteggiamento morale per poter attraversare le avversità dei tempi bui. Loro avrebbero retto tranquillamente alla crisi mondiale (economica e sociale) dentro la quale noi annaspiamo. La perseveranza, quindi, è un termine desueto, passato di moda, in quanto desueta è l’azione che ne consegue, prosegue Natoli. E questo è accaduto perchè è stata sostituita da un altro termine.

Al posto della perseveranza

Rifletti. Qual’è oggi la parola più diffusa e popolare nel tuo ufficio?

Flessibilità.

Ci hanno insegnato che chi non è flessibile è rigido e mal si adatta al contesto. Ecco i sinonimi di flessibilità:

  • versatilità
  • adattabilità
  • modularità
  • agilità

Se non sei flessibile sei uno sfigato, magari un po’ rigido, ossessivo e pure calvo, giusto per non farti mancare nulla. Ma il dizionario dei sinonimi ci dice che flessibilità significa anche:

  • cedevolezza
  • mollezza
  • morbidezza
  • tenerezza

Hai notato che i due gruppi di parole differiscono per la radice? “ità” nel primo gruppo, “ezza” nel secondo. Ora, immagina per un attimo di dover selezionare un candidato che dovrà affiancarti in quel tuo nuovo progetto. La zia gli ha suggerito di affrontare la selezione puntando principalmente sulla flessibilità. Durante il colloquio gli chiedi:

“Bene, ora mi dica quattro aggettivi che Lei utilizzerebbe per descrivere la propria personalità”.

“Ehm, allora: cedevolezza, mollezza, morbidezza, e…ah sì, tenerezza”.

A meno che tu non stia cercando un collaboratore pianta grassa, super passivo, ottimo per essere calpestato durante i tuoi scoppi d’ira frequenti, arrivato a questo punto non puoi resistere: ti alzi, prendi il candidato per un orecchio e lo trascini giù dalle scale. Incredibile, pensi, un rammollito del genere ha creduto di poter venire a lavorare per me.

Candidato successivo. Alla stessa domanda, risponde:

“Ehm, allora: fermezza, fedeltà, pazienza, e…ah sì, costanza.”

Come avrai capito, sono sinonimi di perseveranza. In molti casi queste rappresenterebbero le caratteristiche ideali da ricercare nel candidato, ma raramente (per non dire mai) le trovi in una Job Description e tanto meno nella scaletta di un recruiter. Perseveranza, secondo me, è una parola magica, perchè evoca le fatiche morali e fisiche di chi ci ha preceduto, unica ricetta per superare il pantano odierno e proiettarsi direttamente nel futuro.

Se in questi giorni stai preparando la tua lettera di presentazione, da accompagnare al curriculum, trova il modo di inserire la perseveranza (o i suoi sinonimi), e durante il colloquio, se ti vengono chieste delle parole per descriverti, prova ad utilizzare quelle in grado di trasmettere il tuo essere costante e fedele. Vale anche se sei dall’altra parte della scrivania e stai cercando di capire se di fronte a te c’è un talento oppure no.

L’altra parola magica

In questa direzione la lingua inglese ricorda che uno dei sinonimi di perseverance è la parola grit, ovvero grinta. C’è un interessante corpus di ricerche su questo tema. Forse non sai che il 50% degli allievi della U.S. Army’s Special Operations Forces non riesce a portare a termine il corso. Bella scoperta, starai pensando. Ma il fatto è che questo trend è uguale in tanti altri contesti: a scuola, nel lavoro e…nei matrimoni. Perchè metà del campione dei soggetti crolla e non mantiene il focus sull’obiettivo? Perchè manca la grinta, ovvero la tendenza a mantenere alta la passione nel perseguire obiettivi a lungo termine.

Paul Glick, nel 1950, notò una correlazione tra gli insuccessi scolastici (soprattutto interruzioni) e i divorzi, che prese il nome di Glick Effect. Si lo so, sembra il suono del singhiozzo: glick. Da lì in poi iniziano a spuntare ricerche per verificare l’ipotesi che esista un tratto di personalità in grado di predire questo effetto. Ebbene, negli ultimi 60 anni i ricercatori hanno scoperto che la grinta è associata a più alti livelli di istruzione, a carriere più incisive ed efficaci soprattutto tra gli insegnanti e i militari, indipendentemente dal talento individuale. Come a dire: non mollare e otterrai grandi risultati anche senza essere un genio.

manca la grinta, ovvero la tendenza a mantenere alta la passione nel perseguire obiettivi a lungo termine

Le ricerche parlano chiaro. I grintosi lavorano duro, non mollano alle prime difficoltà, mostrano alti livelli di coscienziosità, autocontrollo e disciplina, ma soprattutto hanno bassi livelli di impulsività (cioè creano meno problemi nel team). I commerciali grintosi mantengono il posto di lavoro per più tempo, e i militari hanno maggiori probabilità di superare un addestramento estenuante. Nei matrimoni, inoltre, grinta e perseveranza riducono la probabilità di divorzio.

Sviluppare grinta

Vorrei iniziare una battaglia personale contro la flessibilità, a favore della perseveranza. Perchè oggi più che mai nel lavoro c’è bisogno di persone fedeli e costanti, pronte a lavorare duro e a tener botta. Dobbiamo combattere intensamente il rammollimento travestito da flessibilità. Inizia pretendendo da te stesso passione per gli obiettivi che vuoi raggiungere. Eh ma io non sono un tipo grintoso, avrai pensato leggendo questo post. Ecco, questo è l’atteggiamento da rammollito che devi combattere per sviluppare la grinta. E’ il toposchifoso (odio i topi) che devi stanare e cacciare con la scopa (lo fai tu, perchè nel mentre io sono sul tavolo che urlo come una bimbetta). Parti dalle cose semplici: inizia a correre, così impari a faticare per raggiungere un obiettivo.

Eh ma iniziare a correre non è come dirlo, hai appena pensato. Ecco di nuovo il topo. Certo, è faticoso essere perseveranti, ma è solo attraverso azioni costanti e quotidiane che l’uomo persegue il bene.

(Accidenti, ci siamo dimenticati dei due sposini).

(Vi dichiaro marito e moglie).

(Applausi).